Quando si parla di sostenibilità, non si può non chiamare in causa il riciclo della plastica. Si parla tantissimo di questo argomento. Non tutti, però, conoscono i dettagli di questa filiera. Nelle prossime righe di questo articolo, abbiamo raccolto alcune informazioni utili al proposito.
Riciclo della plastica: perché è importante
Il motivo per cui riciclare la plastica è fondamentale è uno e solo uno: questo materiale, per decomporsi, ci mette da 100 a 1000 anni. Per rendersi conto della situazione in cui attualmente siamo, basta rammentare che, oggi come oggi, la totalità dei materiali plastici utilizzati dall’uomo da quando l’impiego di questi polimeri è diventato quotidiano è ancora concretamente sul pianeta.
I danni sono vari e comprendono, per esempio, il soffocamento degli animali, sia terrestri sia marini, che entrano in contatto con oggetti come le bottiglie.
I numeri dell’Italia
Come in molti casi, anche in questo è utile soffermarsi sui numeri per capire l’urgenza dell’azione e la necessità di un’ottimizzazione della filiera. Guardiamo nello specifico al caso dell’Italia ricordando che, in media, la popolazione del nostro Paese produce 3,9 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. Di questa mole, circa il 12% del totale non viene raccolto e rimane disperso in natura. Il 64% circa, invece, viene buttato senza essere riciclato.
Dopo questa sconfortante ma doverosa premessa, entriamo nel vivo delle peculiarità del processo di riciclo della plastica.
Plastica: le modalità di riciclo
Quando si parla delle modalità di riciclo della plastica, è innanzitutto necessario ricordare che, negli ultimi anni, si sono evolute molto dal punto di vista tecnico. Sostanzialmente, è possibile distinguere i seguenti approcci:
- Riciclo meccanico: in questo caso, la plastica raccolta viene triturata e trasformata in prodotti – anche molto diversi da quelli di partenza – da immettere nuovamente nello scenario dell’economia circolare;
- Termovalorizzazione: in questo frangente, invece, dalla plastica da smaltire si ricavano dei combustibili alternativi al petrolio e sostenibili per l’ambiente. Questi ultimi possono essere utilizzati, giusto per fare uno dei tanti esempi possibili, per la produzione di energia termoelettrica.
Come già accennato, negli ultimi tempi la consapevolezza dell’importanza di riciclare la plastica è aumentata e, grazie alla ricerca, è stato possibile raggiungere traguardi importanti, alcuni dei quali possono essere considerati delle frontiere fondamentali per la salute del pianeta (anche in vista del raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030).
In questo novero è possibile includere i processi, ancora embrionali, di riciclo chimico. In cosa consiste? Nel ricorso a tecnologie innovative aventi lo scopo di trattare la plastica, in particolare il PET utilizzato per gli alimenti e fino a poco tempo fa non riciclabile, in oggetti di uso comune, dai tappeti, a bottiglie di varie dimensioni, fino ai tessuti (questi ultimi, in particolare, sono diventati sempre più richiesti da diversi anni a questa parte).
Un altro aspetto da sottolineare quando si parla di riciclo chimico delle materie plastiche – procedura al centro di una forte temperie di innovazione tecnica in tutta Europa – riguarda il fatto che, nel momento in cui lo si chiama in causa, si apre la porta a processi di conversione che permettono il passaggio dai rifiuti in plastica ai monomeri.
Quante volte si può riciclare la plastica?
In un contesto internazionale che vede le aziende sempre più impegnate nella realizzazione e progettazione di macchinari per l’ecologia ed il riciclaggio, sono numerose le domande che riguardano quello della plastica. Tra gli interrogativi in questione, è possibile chiamare in causa le domande relative a quante volte sono riciclabili i materiali plastici.
Per rispondere, è necessario chiamare in causa ancora una volta il PET. Questo materiale, come sottolineato dagli esperti in più occasioni, può essere riciclato innumerevoli volte. Per la precisione, nel momento in cui il processo è terminato e si ottiene di fatto un nuovo oggetto, si parla di un materiale noto con il nome di R-PET.
A tal proposito, è fondamentale citare un importantissimo progresso del nostro Paese. Con l’entrata in vigore della Legge n°126 del 13 ottobre 2020, infatti, è possibile, anche in Italia, produrre e commercializzare bottiglie per bevande e vaschette alimentari realizzati totalmente con Recycled Pet.
Questo materiale è al centro dell’attenzione quando si parla di sostenibilità in quanto, in virtù della possibilità di riciclarlo innumerevoli volte, consente di ridurre notevolmente l’impronta di carbonio.
Pure in questo frangente, per comprendere meglio la situazione è il caso di far parlare i numeri. Entrando nel vivo di questi ultimi, è possibile sottolineare che, per ogni kg di Recycled Pet ulteriormente riciclato, si parla di una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 3 kg. Se si traslano queste cifre su larga scala, ci si accorge dell’importanza notevole che ha sull’ambiente la filiera di riciclo.
Concludiamo rammentando un altro vantaggio del R-PET. Quale di preciso? La possibilità, grazie a questo materiale, di produrre le già citate bottiglie e le confezioni per alimenti, ma anche fibre per tessuti e oggetti di uso quotidiano in casa e non solo (p.e. zaini e penne).