In molti non comprendono bene il motivo dei contenziosi fiscali che interessano anche colossi del Web come Google, Facebook e Amazon. Il fatto è che questa società, per la loro operatività, scelgono Paesi Europei dove la normativa fiscale è particolarmente favorevole, pagando le tasse in questi Paesi in maniera decisamente più favorevole ma a fronte di redditi realizzati nei singoli Paesi evadendo, di fatto, le tasse locali.
I proventi pubblicitari, ad esempio, notevoli realizzati in Italia per pubblicità sui propri siti, generano gettito fiscale per i Paesi in cui hanno sede, in misura particolarmente favorevole. Per quanto riguarda Amazon, ad esempio, per il suo reddito realizzato attraverso il Business italiano, non viene versato il dovuto fiscale in Italia ma in altri Paesi. Questa è la contestazione da parte del fisco italiano e Amazon, per superare le contestazioni e regolarizzare in un Forfait la propria posizione, dichiara la propria disponibilità e chiudere il contenzioso attraverso, il versamento all’Erario italiano di 100 milioni di Euro.
La legge di bilancio 2018
Negli scorsi mesi si è discusso in ambito UE della tassazione delle attività attraverso il Web; i Paesi Europei hanno trovato un accordo su una tassazione di tali attività la cosiddetta “Web Tax” che dovrebbe vedere la sua prima applicazione nel 2019 in una misura approssimativamente determinata intorno al 6%. La situazione economica italiana necessita di trovare fondi in ogni modo possibile ed immaginabile per dare copertura alla Legge di Bilancio e , almeno nominalmente, evitare un’incidenza negativa sul debito Pubblico.
Per questo motivo il Governo ha previsto l’anticipo della Web Tax già del prossimo anno, anche se in misura ridotta, si parla dell’1-2%. Questo porterebbe un’entrata fiscale già significativa, in ogni caso meglio che niente come si suol dire., di aiuto alla copertura in un modo gradito, tra l’altro, alla stessa UE.