Quando si decide di recuperare un credito da un debitore insolvente, la migliore soluzione per verificare se quest’ultimo non sia effettivamente in grado di far fronte ai propri impegni è una sola: le investigazioni patrimoniali e finanziarie, come viene esplicato, in modo chiaro e semplice, in questo link https://visionindagini.it/indagini-patrimoniali/. Uno strumento, le indagini patrimoniali, che possono essere foriere di soddisfazioni per chi le richiede, a patto che la domanda venga inoltrata ad una società seria, affidabile e che operi in base a quanto previsto dalle stringenti leggi italiane in materia.
Indagini patrimoniali: il fattore “tempo” è di fondamentale importanza
Prim’ancora di scegliere la società investigativa alla quale affidare il rintracciamento patrimoniale di un soggetto, è estremamente importante, traslando un termine caro al mondo finanziario, il “timing”. Spesso, infatti, il creditore concede un lasso di tempo eccessivo al debitore, nella speranza, soventemente vana, di poter rientrare della cifra spettantegli.
Una dilazione temporale, però, che consente al debitore, in svariati casi, di mettere all’opera alcune strategie atte, in seguito, al non dover restituire alcunché al creditore. La più classica, ad esempio, è il trasferimento di fondi in paesi extraeuropei, che può essere oggetto anch’esso di investigazioni patrimoniali e finanziarie, ma implicano, senza alcun dubbio, tempistiche indubbiamente più lunghe e complesse di quanto possa avvenire, invece, sul territorio nazionale.
Operare con celerità, affidandosi tempestivamente ad una società investigativa, rende più probabile e meno complesso il recupero del credito, qualora ne sussista l’effettiva possibilità. Grazie a queste investigazioni, infatti, è possibile conoscere la reale situazione patrimoniale dell’insolvente: qualora fosse realmente inadempiente, il creditore potrà valutare come meglio agire, ovvero avviare un’azione legale oppure soprassedere definitivamente ritenendo il credito stesso inesigibile.
Oggi, invece, molti imprenditori ed artigiani commettono il grave errore di concedere infinite dilazioni temporali, cercando personalmente di risolvere il problema. Una soluzione, quest’ultima, che va indubbiamente perseguita in prima battuta, ma non può rappresentare il modus operandi perpetuo nei confronti di un debitore insolvente. Dopo i primi tentativi “personali”, è indispensabili affidarsi a professionisti seri ed accreditati del settore investigativo.
Indagini patrimoniali: quando possono essere concretamente utili?
Grazie alle indagini patrimoniali, si possono reperire una mole rilevante di informazioni di un soggetto giuridico o privato. Grazie ad esse, ad esempio, si può risalire alle proprietà private e commerciali in capo ad un soggetto insolvente, che possono essere aggredibili dal creditore per ottenere quanto gli spetta. Anche eventuali beni di lusso, come barche o case sfarzose, possono essere oggetto di pignoramento al fine di tutelare il creditore.
Oltre ai beni immobili e di lusso, queste investigazioni vanno a scavare anche nei rapporti di natura economica e finanziaria: grazie a mirati screening bancari, che si possono effettuare anche al di là dei confini nazionali, è possibile verificare quali siano le reali disponibilità liquide della controparte. E valutare, di conseguenza, se ci sia la possibilità di recuperare il credito procedendo al pignoramento del conto corrente piuttosto che degli asset finanziari detenuti nel dossier titoli.
Le indagini patrimoniali, però, possono risultare particolarmente utili non solo per dirimere questioni lavorative riferite al mancato pagamento di beni e servizi. Esse, infatti, risultano particolarmente preziose per regolare alcune diatribe in ambito familiare, consentendo di ottenere un quadro chiaro ed esaustivo in alcune situazioni particolari, come, ad esempio, in ambito successorio.
Una circostanza, quest’ultima, che spesso è fonte di lunghe e, talvolta, feroci battaglie familiari, che si protraggono per un tempo indefinito. Grazie alle indagini patrimoniali, invece, è possibile risalire alle effettive disponibilità in capo al “de cuius” e, soprattutto, verificare che allo stesso non siano state prelevate disponibilità liquide o finanziarie in prossimità della data del decesso, che spesso sono oggetto del contendere fra i parenti o beneficiari dell’eredità.