I numeri in carriera di Sebastian Vettel non lasciano spazio a troppe interpretazioni: quattro volte campione del mondo, 53 vittorie totali (terzo nella storia della Formula 1 dopo Schumacher e Hamilton), più giovane a conquistare una pole e un mondiale, secondo di tutti i tempi per punti conquistati, maggior numero di gran premi vinti e di pole in stagione (57 in carriera) e tanto altro. Con la Ferrari, il bottino è meno stratosferico, ma comunque importante: 14 vittorie (terzo dietro Schumacher e Lauda) e 12 pole ma, purtroppo, soltanto due secondi posti nel Mondiale. Tanti i momenti esaltanti: Singapore 2015, Spa 2018, L’Italiano di Toto Cotugno in radio, lo sfottò “A casa loro…” rivolto alla Mercedes dopo la vittoria a Silverstone nel 2018.
Ma il sesto anno sarà anche l’ultimo per il tedesco a Maranello e, visto l’andazzo delle prime gare, non è escluso che si possa arrivare ad un clamoroso divorzio anticipato. L’obiettivo mondiale, quello dichiarato al suo arrivo nella Scuderia, nel 2015, è stato fallito: davanti c’è stata sempre la Mercedes imbattibile nell’era dell’ibrido ma Vettel ha avuto due importanti occasioni per riportare il titolo iridato in Italia, nel 2017 e, soprattutto, nel 2018: in entrambi i casi, l’ex Red Bull è stato protagonista di una serie incredibili di errori che hanno compromesso la rincorsa mondiale. Serie che è poi proseguita nel 2019 fino ad alcuni imbarazzanti episodi di questo travagliato 2020. Non deve cogliere così di sorpresa la scelta della Ferrari di voltar pagina: Vettel, con l’ingaggio mostruoso da 30 milioni di euro annui, non ha reso secondo le aspettative, anzi.
Gli errori nel 2017
Qualche indizio arriva già nel 2017: a Baku, in Azerbaijan, in regime di safety car Vettel è secondo dietro Hamilton ma ha il vantaggio di gomme più fresche. L’inglese rallenta, troppo per il ferrarista che lo affianca e gli rifila una sportellata che lascia di stucco il muretto e milioni di appassionati. Qualcuno prova a difenderlo, Marchionne chiuse la questione con una dichiarazione al fulmicotone “Vettel è un tedesco con carattere mediterraneo”. Inutile dire che quella gara fu poi compromessa da un più che giusto stop and go.
La Ferrari di Vettel era comunque al comando del mondiale dopo Ferragosto, Hamilton reagì con le vittorie a Spa e Monza ma a Singapore il divario sul tedesco era di soli tre punti. A Singapore, prima fila tutta Ferrari con Raikkonen e Hamilton quinto: partenza pessima di Vettel che, nel tentativo di ostacolare l’arrembante Verstappen, provoca una clamorosa carambola che mette fuori gioco entrambe le rosse. Vittoria di Hamilton e titolo che si allontana definitivamente.
Gli errori nel 2018
Mai come nel 2018 la Ferrari è stata vicino al titolo, come testimoniano anche le quote dell’epoca di bookmakers affidabili che possono essere consultati anche su casinoonlineaams.com. In Francia, Vettel è protagonista di un contatto al via con Bottas: quinto con Hamilton primo. Il punto di svolta del Mondiale e della carriera di Vettel arriva sulla pista di casa, ad Hockenheim. La Ferrari è in formissima, guida il Mondiale e Hamilton parte dal fondo dello schieramento. Vettel guida la gara, arriva la pioggia ed esce di pista, finendo a muro. Un errore che scatena la sua rabbia e, soprattutto, quella dei ferraristi: la giornata nera è completata dall’epica rimonta del rivale che vince la gara.
Sebastian entra in una crisi psicologica profonda: a Monza, Raikkonen (che aveva conquistato la pole dopo aver avuto il benservito dalla Ferrari) lo tiene dietro alla prima staccata. Vettel non reagisce, anzi: affiancato da Hamilton, alla Variante della Roggia prova un improbabile attacco che provoca contatto e testacoda. Disfatta ferrarista. L’andazzo prosegue negli Stati Uniti, ad Austin, con un nuovo testacoda dopo un altro contatto con Ricciardo. Risalirà fino al quarto posto, in una gara che vincerà Raikkonen e che di fatto indirizzerà Hamilton verso un altro Mondiale. La degna conclusione di questa striscia negativa arriva a Suzuka, dove si tocca stavolta con Verstappen in un tentativo disperato di sorpasso dopo la qualifica tragicomica per una scelta sbagliata del muretto box.
Il declino nel 2019 e nel 2020
Arriva Leclerc e, proprio come accade in Red Bull con Ricciardo, Vettel soffre il giovane monegasco. Leclerc colleziona sette pole (2 di Vettel) e 2 vittorie (1 di Sebastian) e gli finisce davanti nel Mondiale. Vettel ne combina di tutti i colori: testacoda, da solo, in Bahrein, goffo tamponamento a Verstappen a Silverstone, altro testacoda (da solo) a Monza.
Un autentico disastro che diventa tragedia sportiva nel 2020: la Ferrari comunica l’arrivo di Sainz nel 2021, Sebastian è spiazzato ma Binotto spiega che è una scelta dovuta anche alla necessità di ridurre il monte ingaggi. Col morale a pezzi, Vettel deve fare i conti anche con la peggior Ferrari degli ultimi 30 anni: però mentre Leclerc lotta coi denti e riesce anche a conquistare due podi, il tedesco è costantemente battuto in qualifica e in gara è anonimo. Se la prende coi box anche dopo il testacoda (l’ennesimo…) alla prima chicane nel Gran Premio del 70esimo anniversario della F1, a Silverstone. E nemmeno i suoi più strenui sostenitori riescono più a capacitarsi di un declino così evidente di un quattro volte campione del Mondo.