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Cosa ballano in discoteca gli italiani?

In un periodo come quello attuale, segnato dal distanziamento sociale imposto dalle autorità sanitarie per contenere il propagarsi del covid 19, gli italiani sono costretti, loro malgrado, a rinunciare a molti piaceri della vita. In un paese conviviale e gioviale come il nostro, l’aspetto sociale è particolarmente marcato: rinunciarvi, di conseguenza, rappresenta un enorme sacrificio per ogni cittadino.

Tra le distrazioni più appaganti e leggere, il ballo è indubbiamente tra le preferite dei nostri connazionali. E non occorre essere dei provetti ballerini per potersi cimentare in questo svago, in grado, come pochi altri, di poter liberare il corpo e la mente dalle tensioni e dalle problematiche della vita quotidiana.

Nelle sale domina la EDM

Il luogo dove chiunque può lasciarsi andare, anche se nelle proprie vene non scorre il sangue del ritmo, è senza alcun dubbio la discoteca, il locale prediletto, ormai da svariati decenni, per abbandonarsi totalmente al piacere della musica e, perché no, cercare di fare qualche conquista amorosa, sognando di poter interloquire con bellezze mozzafiato come quelle presenti, ad esempio, sul portale Sexyguidaitalia.com.

Un genere della discomusic che, ormai da quasi quarant’anni, risulta particolarmente gradito ai frequentatori delle sale italiane, è certamente la Techno. Nata negli Stati Uniti, più precisamente a Detroit, negli anni ‘80, rappresenta l’abbreviazione della parola “technology”. Ed il motivo è presto detto.

In questa branchia della disco, infatti, si ricorre ad un utilizzo massivo di strumenti tecnologici, come, ad esempio, i sintetizzatori digitali, i sovrani indiscussi dell’intero comparto della Techno. Un genere disco che affonda le proprie radici nelle realtà musicali europee legate al mondo del rock, ai quali si aggiunge l’utilizzo del suono sintetico generato da segnali.

Della stessa famiglia della techno, ovvero il cosiddetto genere EDM (electronic disco music), fa parte anche la categoria House, che ha iniziato a fare proseliti nella seconda metà degli anni ‘90 ed è, a tutt’oggi, uno dei generi più ballati ed apprezzati da chi frequenta le discoteche dislocate lungo tutto lo Stivale.

Il re indiscusso del ballo di coppia resta sempre il genere latinoamericano

Nonostante abbia trovato vasto consenso in un momento postumo rispetto all’esplosione della techno, anche l’house ha visto la propria luce agli inizi degli anni ‘80. Ed anche in questo caso, a dare i natali sono stati gli Stati Uniti. Il termine “house”, infatti, è da attribuire al resident dj The Godfather of House, che creò questo genere, in quel di Chicago, in uno dei locali più in vista e frequentati della cittadina dell’Illinois: il Warehouse Club.

La prepotente affermazione di questo sound ha fatto sì che, col passare degli anni, venissero alla luce dei sottogeneri della house, in grado di restare al passo con le mode e le tendenze del “popolo della notte”: il successo della Deep House e della Electro House, per citare i più famosi, ne solo la testimonianza più evidente.

Se la techno e l’house, a conti fatti, sono ballabili da qualunque soggetto, come un tempo si faceva col bistrattato “ballo del mattone”, altrettanto non si può dire di un genere che negli ultimi trent’anni, grazie anche alle contaminazioni culturali causate dai fenomeni migratori avvenuti nel nostro paese, si è imposto tra gli amanti della sale da ballo e locali notturni: il latinoamericano.

A questo settore fanno capo una serie infinita di balli, tutti provenienti dall’America Centrale o Meridionale, come Samba, Rumba, Cha Cha, Tango e Paso Doble, solo per citare i più noti. Tutti balli, a differenza dei generi della Electro Disco Music, che si possono effettuare solo ed esclusivamente in coppia.  In questo genere hanno un’estrema importanza le melodie e si ricorre ampiamente all’utilizzo della chitarra acustica.